Non potrò mai dimenticare quella incredibile
e difficilissima traversata, durata quasi 18 ore, da Cavargna mt. 1071, il Comune più alto
della Provincia di Como, dove ho lasciato la Macchina , a Oggia mt.
1.120, dove ho lasciato la bicicletta, con la quale in un’ora scarsa dopo 8 km sono ritornato a
Cavargna, chiudendo l’anello. Devo dire che per compiere questa escursione
oltre ad avere molte energie da spendere bisogna avere un buon orientamento.
Dei signori del posto che ho conosciuto non avrebbere scommesso un euro sul mio
successo.
Di seguito pertanto riporto le fotografie, la
mappa (con la traccia in blu per il tratto a piedi e la traccia in verde per
quello in bicicletta), i video e la relazione dell’ascesa alla Vetta succitata.
DESCRIZIONE DELLA TRAVERSATA.
UBICAZIONE: LAGO DI COMO (LARIO) OCCIDENTALE - ALPI
LEPONTINE
TEMPO
TOTALE DELLA SOLA TRAVERSATA DA CAVARGNA A OGGIA: 16
ore, a cui bisogna aggiungere il tempo per ritornare alla Macchina in
bicicletta o in Auto se si dispone di una seconda automobile (8 km ).
DISLIVELLO:
mt. 2.300 circa a cui bisogna aggiungere il dislivello
per ritornare alla Macchina in bicicletta o in Auto se si dispone di una
seconda automobile.
DIFFICOLTA’: EE.
PUNTO
DI PARTENZA: Cavargna mt.
1071, il Comune più alto della Provincia di Como, in Val Cavargna -
raggiungibile in 2 ore 30’
di macchina da Brescia (175 Km circa), dove si
prende l’Autostrada A4 in direzione di Milano, si supera la barriera e diversi
km dopo si imbocca l’autostrada A8, per Varese, Malpensa, Como. Dopo 10 Km . abbondanti prendere la A 9, per Como.
Continuare su di essa in direzione nord – ovest, attraversare la
frontiera (obbligo di carta d’identità o passaporto) entrando così in Canton
Ticino (Svizzera). Ricordarsi di munirsi di apposito bollino da esporre sul
parabrezza che consente di percorrere tutte le autostrade svizzere per un anno
intero al modico costo di poco oltre 27 Euro (alla data del 10/06/2008). Si
esce a Lugano, si attraversa tutto il paese da ovest a est, seguendo le
indicazioni per Porlezza, Menaggio. Si perviene così sulla statale n. 340.
Valicare nuovamente la frontiera e giunti a Porlezza, svoltare a sinistra
seguendo le indicazioni per Val Rezzo, Cavargna. Percorrere i 13 km quasi tutti in salita
della tortuosa strada asfaltata che conduce a Cavargna. Attraversare tutto il
paese e parcheggiare nei posteggi vicino alla chiesa.
PICCOLA
DESCRIZIONE SOGGETTIVA DEL PERCORSO, CON
INDICAZIONE DELLA DIFFICOLTA', DEI TEMPI DI PERCORRENZA CAI, DEL DISLIVELLO:
Entusiasmante traversata sulle Alpi
Lepontine, in ambiente selvaggio e dimenticato quasi interamente sulla cresta
di confine Italo – Svizzera. Dalla chiesa di Cavargna seguire le indicazioni
per Alpe Tabano, Monte Garzirola, Passo S. Lucio e salire le scale che
costeggiano la chiesa sul suo lato sud. Poi al successivo bivio tenere la
sinistra per Passo S. Lucio immettendosi così sull’evidente sentiero n. 3 che
sale regolarmente nel bosco in direzione sud-ovest. Si perviene così dopo circa
40’ ad un
altro bivio, dove è presente una antica fontana. Stavolta svoltare a destra per
Monti Benessia, Ape Tabano, Rifugio Garzirola,
giungendo così pochi minuti dopo al tranquillo gruppo di baite poste in
località Monti Benessia mt. 1185. Svoltare poi a sinistra continuando sul
sentiero che sale in mezzo al prato.
Poco dopo, si giunge davanti ad un casolare. Qui girare a destra e per tracce
di sentiero, salire il banale versante prativo sud del Monte Benessia. Si
pervenire così sulla ampia sommità. Ottimo panorama sulla Val Cavargna. Successivamente
continuare leggermente in discesa in direzione ovest. Poi proseguire ancora in
salita rimanendo a sud rispetto al costone prativo che scende dall’Alpe Tabano,
su sentiero a mezza costa che poi si perde nel prato in diverse tracce che
portano comunque tutte sulla strada sterrata di collegamento tra Passo San
Lucio e Rifugio Garzirola, nei pressi della Malga Alpe Tabano mt. 1666.
Continuare sulla strada succitata che sale regolarmente in direzione nord-ovest
e in mezz’ora giungere al Rifugio Garzirola (ex caserma militare) mt. 1975, che
dispone di un locale invernale sempre aperto con camino, tavole e panche. Da lì
già si intravede già la croce posta a quota di mt. 2075 sull’anticima del Monte
Garzirola. Raggiungerla in pochi minuti grazie al sentiero segnato con bollini
gialli. Poi continuare sullo stesso, sulla banale cresta di confine Italo -
Svizzera in direzione nord – ovest dapprima in leggera discesa e poi in leggera
salita fino a pervenire sulla vera e propria sommità del Monte Garzirola mt.
2116, posto sul confine svizzero-italiano. Sono passate 3 ore dal via
dell’escursione. Rimanere sulla banale ed erbosa cresta raggiungendo così la
vicinissima sommità del Monte Segor mt. 2097. Poi imboccare sulla sinistra un
sentiero segnato con bollini bianchi e rossi che scende inizialmente a mezza
costa in direzione nord-ovest, conducendo in pochi minuti ad una cresta
affilata, rocciosa ed a tratti esposta.
Percorrerla con attenzione. Essa tende a scendere in direzione nord-ovest. Si
giunge così ai mt. 1971 della Bocchetta
di Revolte dove giungono i sentieri provenienti da Colla, Alpe Leven, Vellano,
Carena. Proseguire su sentiero segnato in
salita che percorre il ripido versante sud-est del Pizzo Camoghè. Si
Perviene così dopo 5 ore alla campana e alla Santella posta poco sotto la
sommità dello stesso, completamente in territorio Svizzero e precisamente in
Canton Ticino e qualche minuto dopo al grosso ometto della vetta.
Fantastico il panorama su Lago di Lugano
e Val Mesolina. Discesa dal medesimo itinerario a ritroso fino a riportarsi
nuovamente sulla cresta di confine Italo - Svizzera. Da lì un sentiero a mezza
costa sul versante est della stessa con rari bolli di colore giallo procede in
direzione nord-est evitando pertanto di percorrere tutta la cresta succitata e
risparmiando così del tempo che alla fine può rivelarsi prezioso. Detto questo
ribadisco che il mio itinerario invece procede con saliscendi continui sulla
cresta di confine valicando pertanto le seguenti cime: Vetta del Vallone mt.
1966, Cima della Segonaia mt. 2068, Monte Stabbiello mt. 2115 e pervenendo poi
alla Bocchetta di Stabbiello mt. 2046. La cresta in questione è praticamente
percorribile quasi interamente senza difficoltà tranne alcuni brevi tratti dove
la stessa diventa affilata, rocciosa, tecnica ed esposta. Si continua poi sempre in cresta valicando la Cima della Valletta mt. 2130.
Infine per tracce su ripido prato in discesa in direzione nord – est ci si
ricongiunge ad un comodo ed evidente sentiero proveniente da Cavargna. Percorrerlo
in salita in direzione nord-est e in breve pervenire alla bocchetta della Tappa
mt. 1993. Continuare sulla facile cresta erbosa del Mto della Tappa e in breve
raggiungerne la sua sommità prativa mt. 2078. Proseguire poi sempre in cresta
prima in discesa e poi in salita. La stessa inizialmente ampia e banale diventa
poi nel finale leggermente esposta ed affilata. Si perviene così sull’aguzza
sommità della Cima di Verta mt. 2078 dalla quale si può godere di uno splendido
panorama sul sottostante Rifugio Sommafiume mt. 1806, su tutta la cresta di
confine italo – svizzera già percorsa e sull’ormai vicinissimo Pizzo di Gino
mt. 2245. Sono passate 9 ore dal via dell’escursione. Ritorno in pochi minuti per medesimo
itinerario a ritroso fino alla selletta ricompresa tra le ultime 2 cime
succitate. Da lì imboccare un sentiero
che a mezza costa in direzione est
percorre lo scosceso versante sud di Cima Verta. Prestare attenzione visto che
lo stesso a tratti è poco evidente ed esposto. Si giunge così nuovamente in
cresta dove riappaiono dei bolli di colore rossi e bianchi. Il sentiero appare
quindi più marcato ma affronta un tratto roccioso ed esposto da compiere con
attenzione che conduce alla Bocchetta di Sengio mt. 1995 (cartello), dove ci si
immette sull’Alta Via del Lario. Proseguire quindi su di essa in salita in
direzione sud-est fino a giungere ad una piccola selletta con indicazione a
destra per il Pizzo di Gino. Svoltare a destra e percorrere con attenzione la
breve ma rocciosa cresta che conduce ai piedi del versante nord del Pizzo di
Gino o Menone. Qui ci sono diverse tracce di sentiero senza segnavia in mezzo
alla pietraia. Evitare quelle che rimangono sulla sinistra e quindi sulla parte
più esposta del versante stesso e tenersi invece a destra. Su terreno poco
stabile si và pertanto a congiungersi alla
cresta sud che in pochi minuti conduce alla bella croce in ferro posata
dalla Proloco di S. Bartolomeo nell’Agosto del 1988 sulla sommità del Pizzo di
Gino o Menone mt. 2245. Discesa per il medesimo itinerario fino a
ricongiungersi con l’Alta Via del Lario. Percorrere pertanto il sentiero
segnato con bolli di colore rosso e bianco che a mezza costa in direzione
sud-est supera lo scosceso ed esposto versante nord-est del Pizzo di Gino. Un
cavo metallico agevola il superamento dei passaggi più esposti. Si giunge così
ad una selletta dove si ritrova un’altra deviazione per il Pizzo di Gino.
Trascurarla e continuare invece sul sentiero dell’Alta Via del Lario che continua
a mezza costa in direzione sud-est su versanti erbosi a volta esposti.
Si perviene così alla deviazione a
destra per San Nazzaro, Alpe Piazza Vacchera. Trascurarla e proseguire sul
sentiero principale. Ad un certo punto si nota sulla sinistra la banale cresta
erbosa sud-est del Monte Pianchette mt. 2158. Abbandonare il sentiero e
percorrendola senza problemi fino a
pervenire sulla dimenticata sommità. Ritornare su sentiero segnato che con
tendenza a scendere in direzione sud-est conduce ai mt. 1986 della Bocchetta di
Sebol (cartello) dove si nota la deviazione a sinistra per Garzeno, Ponte delle
Seghe. Abbandonare nuovamente il sentiero per percorrere per tracce la banale
cresta erbosa del Monte Tabor che in
mezz’ora conduce al grosso ometto in pIetra poso sull’ampia sommità mt.
2079. Sono passate 13 ore e 30’
dal via da Cavargna. Discesa per la medesima cresta a ritroso fino alla
Bocchetta succitata dove si svolta con
intuizione a sinistra addentrandosi in Val di Sebol. Per labili tracce
pervenire ad una baita e poi successivamente alla Malga Alpe Sebol mt. 1766.
Poi portarsi sull’altro lato della Valle (est) attraversando il torrente e
seguendo il dimenticato sentiero che
scende dolcemente in direzione sud. Importante è mantenersi sempre in quota sul
lato sinistro della Valle. Si raggiungono così delle baite poste in località
Rus mt. 1316 e ci si addentra successivamente nel bosco. Continuare a scendere
seguendo con intuizione uno dei tanti sentieri che puntano verso sud. Dopo la
lunghissima discesa si perviene così al dimenticato paese di Oggia posto a
oltre mt. 1100 dove termina la lunghissima e faticosa traversata. Qui con una
seconda macchina lasciata in precedenza anche qua con intuizione in quanto non
è facile se non si è del posto arrivarci ed è utile consultarsi con gli abitanti
del Paese di Tavaino, oppure con una bicicletta lasciata in precedenza tornare
alla macchina percorrendo i circa 10
km di strada asfaltata su e giù che portano a Cavargna.
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